Tutto questo porta a suo parere alla “scarsa considerazione per gli strumenti critici e metodologici del (pag.245-6), e in particolare, per i siti di orientamento fascista, alla “incapacità di produrre una storiografia credibile…determinata da una rielaborazione del lutto inchiodata su una lettura della Rsi non modificabile, in quanto legata alla strutturazione di identità politico-culturali statiche”; così essi “rivelano in modo evidente, al dilà dei proclami,…incapacità di costruire e presentano come tale…in realtà : la memoria degli sconfitti, intrisa di risentimento…impastata di oblio”, come “emerge con evidenza quando si consideri l’assenza diogni riferimento all’antisemitismo e alle persecuzioni razziali.”
Infine catalogava i materiali proposti dai siti in:
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“testi di sintesi storica”, atti a spiegare il contesto;
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“testi di analisi”, con funzione interpretativa;
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“riproduzioni…di documenti”, non sempre filologicamente collocate in modo corretto quanto a indicazioni sulla loro provenienza;
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“indicazioni biliografiche più o meno aggiornate”;
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“immagini fotografiche,spesso usate in funzione di illustrazione…piuttosto che di fonte”: nel loro caso la correttezza filologica lascia ancora più a desiderare.
Criscione notava infine che molti siti sulla RSI si concentrano in modo particolare sugli oggetti tipici del collezionismo di “cose militari”: è il caso di Fracobolli della RSI (www.giorgiobifani.net) e di Museo delle divise fasciste (www.littorio.com), che in questo modo forniscono informazioni interessanti sul caos aministrativo della RSI nel primo caso e sul tentativo di inquadramento totalizzante del regime nel caso del secondo.