Se quindi a pag. 15 Spagnolo e Vitali si erano chiesti “Quale funzione resta agli storici, se i canali di elaborazione della memoria e del passato li scavalcano?”, riferendosi appunto al moltiplicarsi dei siti “storici” di cui diceva Raimondi, a pag. 43 essi rispondono che “Il cittadino della società dell’informazione necessita di chiavi di lettura per leggere un sito e trattare le fonti elettroniche come qualsiasi altra fonte informativa. Si richiede una politica per l’informazione digitale, della cui elaborazione gli storici possono essere tra i protagonisti”. Anche perché, quella che pare maggiormente diffondersi in rete non è tanto una storia “da scrivere e ripensare” ( pagg.45-46), quanto quella che si potrebbe forse definire una storia spettacolo, una storia già narrata, già pronta e confezionata, di fronte alla quale noi rischiamo di essere semplici spettatori, potenzialmente…passivi.
In effetti, come si legge ancora nell’ ”Introduzione” ( pag. 46), “mentre nei siti si riaffacciano i vecchi interrogativi fattuali… -chi, dove, quando - andrebbero invece resi espliciti quelli procedurali e qualitativi - se, come e perché. Fino a che punto e come è possibile questo tipo di storia in Rete?” Compito che solo gli storici possono probabilmente svolgere, evitando che la rete, tra le altre cose, diventi davvero anche un supermercato della storia, dove ognuno trova la storia che più gli riesce gradita o accessibile, a prescindere da ogni criterio di scientificità e affidabilità.