Corso Information literacy e storia

Indice

Questione sempre  importante è quella legata alla possibilità di usufruire di un laboratorio di storia-informatica che disponga di un numero adeguato di postazioni collegate alla rete: quando si va in laboratorio, per verificare quanto fatto a casa o da casa o per svolgere delle esercitazioni,  diviene assai difficile far lavorare in modo  proficuo anche 5-6 studenti per ogni postazione! Quando invece, grazie anche alla gentile collaborazione di alcuni colleghi, sono riuscito a far lavorare gli studenti ognuno con un solo pc, come quando hanno svolto le esercitazioni e i questionari di cui sopra, essi hanno  saputo trovare la giusta concentrazione: lo dimostra la media alta dei risultati di tali lavori, di cui si è appena detto.

Certo, è anche vero che,  chi si illude che insegnare con le nuove tecnologie significhi avere studenti comunque entusiasti e pronti, si sbaglia, così come, relativamente  ai contenuti,  chi si illude che insegnare la storia del ’68 sia diverso dall’insegnare quella medievale, sbaglia ancora di più.  Se le nuove tecnologie significano comunque lavoro, impegno, attenzione, concentrazione, capacità di “usare la testa”, di attivare in modo ancora più importante le proprie capacità di ricerca e analisi e il proprio senso critico,  il problema rimane immutato. Il problema è che spesso ai nostri giovani studenti manca l’abitudine al lavoro, e ancora di più  al piacere e alla gratificazione dei risultati che quel lavoro può portare. E questo non cambia di fronte alle nuove tecnologie; anzi, esse acuiscono il problema proprio perché l’uso intelligente e critico che se ne propone con questa attività didattica richiede un confronto con contenuti  e  strumenti ancora più impegnativo, per certi aspetti,  rispetto a quello con il libro di testo,  ad esempio.