Autore:
Cimino, Guido Titolo:
Il dibattito "paradossale" sulla crisi della psicologia: il caso De Sarlo e BühlerPeriodico:
Rassegna di psicologiaAnno:
2014 - Fascicolo:
2 - Pagina iniziale:
53 - Pagina finale:
78L'articolo esamina comparativamente l'idea di crisi presente nel pensiero di due psicologi di primo piano nei rispettivi paesi: Francesco De Sarlo e Karl Bühler. Entrambi influenzati da Franz Brentano e con un percorso biografico e intellettuale molto simile, scrissero lavori che in larga parte convergevano nella diagnosi e nella terapia della situazione considerata "critica". De Sarlo nel 1914 individuava la causa dello stato di crisi della psicologia nella mancanza di uno statuto scientifico condiviso tra i vari indirizzi di ricerca presenti in quel tempo, ovvero - come egli scrive - il coscienzialismo, l'obiettivismo e l'orientamento psicoanalitico. Analogamente, nel 1926 anche Bühler constatava una situazione di grande incertezza e difficoltà, determinata non da una sterile improduttivitàma, paradossalmente, da una molteplicitàdi correnti e abbondanza di risultati scientifici; una situazione che poneva l'esigenza di riorganizzare lo statuto scientifico della psicologia integrando "sincreticamente" i tre aspetti/oggetti da lui ritenuti costitutivi della vita psichica: l'esperienza introspettiva interiore, il comportamento osservabile esteriormente, i prodotti della mente divenuti cultura comune. La terapia per superare la crisi era allora individuata da entrambi nella costruzione di nuove fondamenta epistemologiche, di un'unica «assiomatica» relativa all'oggetto, ai metodi e ai principi-base della disciplina, capace di raccordare in modo unitario i diversi indirizzi di ricerca: un'impresa, questa, da essi ritenuta possibile ricorrendo al pensiero filosofico. Tuttavia, mentre De Sarlo, impegnato soprattutto a superare i limiti della psicologia elementista e associazionista wundtiana a favore di una psicologia fenomenologica e funzionalistica d'impronta brentaniana, si appellava a imprecisate «direttive d'ordine filosofico », Bühler invece, preoccupato di integrare i suoi tre fondamentali aspetti/oggetti, si aggrappava a una «deduzione trascendentale» di tipo kantiano, giàutilizzata con successo per porre le basi di una teoria del linguaggio. Il pensiero dei due autori sui rapporti psicologia-filosofia è infine messo a confronto con quello di altri psicologi italiani.
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SICI: 1125-5196(2014)2<53:ID"SCD>2.0.ZU;2-J
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