Nell'ultimo decennio la ricerca in psicologia è stata accusata di risultati scarsamente affidabili e non replicabili. I responsabili di questa crisi di credibilità vengono identificati in pratiche di ricerca eticamente discutibili o in un approccio ai dati in buona fede ma basato su una conoscenza non aggiornata dei metodi statistici nonostante il crescere in complessità dei modelli teorici analizzati. Attraverso una revisione della letteratura e due esemplificazioni, l'articolo introduce il dibattito sulla credibilità dei risultati e discute del valore che buone prassi di analisi dati possono dare al progredire delle conoscenze in un reciproco arricchirsi di saperi tra psicologia e statistica.