Autore: Del Negro, Piero
Titolo: "Leggere a mente senza portare scritti o carta d'alcuna sorte". Le peculiarità della didattica universitaria padovana in età moderna
Periodico: Annali di storia delle università italiane
Anno: 2015 - Volume: 19 - Fascicolo: 1 - Pagina iniziale: 77 - Pagina finale: 102

Il titolo dell'intervento ripete una frase che un docente padovano, Paolo Beni, incluse in un memoriale redatto intorno al 1620 e destinato ai Riformatori dello Studio, il magistrato veneziano che vegliava sull'Università. Il «leggere a mente» era una norma che era stata prescritta dai Riformatori e dal Senato veneziano ai docenti padovani nel 1592 allo scopo di impedire, grazie all'interdizione delle «lezioni scritte», la pratica del dettato, che era stata vietata l'anno precedente. Entrambi i provvedimenti possono essere considerati degli effetti collaterali della battaglia antigesuitica: anche se era stato chiuso l'Antistudio padovano della Compagnia, fu comunque deciso che la didattica universitaria si distinguesse radicalmente da quella dei collegi, contrapponendo un'oralità «assoluta» al dettato praticato dai Gesuiti. Nonostante i limiti evidentissimi di questa scelta didattica («le lezzioni si riducono ad una veramente vana e insussistente pompa di memoria») e il manifesto fallimento del tentativo di perseguire l'obiettivo dell'«utilità» degli studenti tramite le lezioni private, bisognò attendere la riforma del 1771 prima che l'introduzione dei libri di testo relegasse in soffitta la «declamazione di discorsi in latino a memoria».




SICI: 1127-8250(2015)19:1<77:"AMSPS>2.0.ZU;2-6
Testo completo: https://www.rivisteweb.it/download/article/10.17396/80086
Testo completo alternativo: https://www.rivisteweb.it/doi/10.17396/80086

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