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Autore
Dantini, Michele

Titolo
Religioni politiche. La storia dell'arte alla prova degli studi su fascismo, antifascismo e Resistenza / Political religions. History of art to the test of studies on fascism, anti-fascism and Resistenza
Periodico
Il capitale culturale
Anno: 2018 - Fascicolo: 18 - Pagina iniziale: 183 - Pagina finale: 201

Si è talvolta osservato che gli studi di De Felice toccano in molti punti la storia dell’arte. Per ampiezza e dettaglio essi costituiscono in effetti una risorsa che sembrerebbe ineludibile. Tuttavia, malgrado questo loro spiccato tratto transdisciplinare, non si può dire che essi siano diventati lettura corrente per gli storici figurativi. Non lo sono diventati per motivi molteplici, di volta in volta tecnico-specialistici o politico-ideologici. La tesi che cerco di formulare è che la riflessione di De Felice sui temi del «consenso» e della «nazione» contiene spunti, indicazioni e prospettive di notevole interesse non solo per gli storici politici e sociali, ma anche per gli storici dell’arte italiana del primo e (forse ancor più) del secondo Novecento, ambito di studi, quest’ultimo, che appare modellato in profondità, in ambito nazionale e internazionale, da rigidità e distorsioni ideologiche. Essa induce infatti, per tenersi adesso a aspetti generali e di metodo, a interrogarsi sulla fondatezza o fecondità di taluni presupposti ideologici, diffusi tanto nel discorso storico-critico di estrazione accademica che nel discorso giornalistico e curatoriale; e a dare corso all’indagine sulle continuità esistenti tra le due metà del Novecento anche qualora questo si traduca in una ricostruzione meno conciliata e pacifica del progressivo inserimento dell’arte italiana postbellica nel contesto atlantico. It has been widely recognised De Felice’s political historiography crosses art history in many points. In spite of this transdisciplinary relevance, it didn’t become a customary resource for art historians because of political reasons or technical reasons. My thesis here is that De Felice’s reflexion on such themes as «consensus» or «nation» is important not only for political|social historians, but even for art historians engaged in detecting complex continuities between the first half and the second half of xxth century in Italy and refusing both interpretative ready-madesand retrospective ideological distorsions. If we shift historical perspective or change paradigm, we’ll find gradual insertion of Italian late Modernism in the new euro-atlantic artistical|cultural context born out of Second World War is much less obvious and immediate than usually assumed by contemporary narratives about Spazialismo, «monocromo» or Arte Povera.



SICI: 2039-2362 (2018)18<183:RPLSDA>2.0.ZU;2-Z

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