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Autore
Colapietro, Carlo

Titolo
La condizione dei carcerati
Periodico
Diritto e società
Anno: 2006 - Fascicolo: 3 - Pagina iniziale: 333 - Pagina finale: 397

Il saggio si propone di indagare, in una prospettiva costituzionalmente orientata, la condizione dei detenuti, rientranti anch'essi nell'ambito dei soggetti deboli interessati dal programma di emancipazione sociale di cui all'art.3,2° comma Cost., dal momento che versano in una condizione di diversità , per il presunto assoggettamento ad un rapporto di supremazia speciale. Lo studio prende le mosse da un rapido excursus storico- normativo , compiuto su quella che è stata efficacemente definita la storia penitenziaria italiana dall'Unità ad oggi, da cui emerge uno scarto troppo netto fra le solenni dichiarazione normative e l'effettività della condizione carceraria, così grave da produrre una sostanziale rinnegazione pratica delle stesse cn il rischio di neutralizzare l'importante apertura ideologica costituita dal riferimento costituzionale alla rieducazione del condannato, oltre che al principio di umanizzazione della pena. La riflessione si incentra, dunque, nel verificare tanto la compatibilità delle previsioni contenute nella normativa penitenziaria rispetto al dettato costituzionale, stante anche la connotazione particolarmente garantista della nostra Costituzione, quanto il grado di effettività assicurato a tali diritti dalla medesima disciplina, destinato a riflettersi inevitabilmente sulla stessa consistenza dei diritti che vengono in considerazione con riferimento alla condizione detentiva. Nel passare, quindi, a verificare l'incidenza dei principi costituzionali sulla realtà della condizione carceraria, l'analisi muove dall'art.27, terzo comma, nel cui ambito assume rilievo centrale il principio di umanizzazione della pena, con il connesso principio della funzione rieducativa della pena stessa, i quali non rappresentano altro che un'estrinsecazione del principio di personalità e ari dignità di tutti, ben più ampio e ricco di significato, applicato alla particolare condizione del contenuto, a cui la Carta costituzionale riconosce il rispetto della personalità , nonché dei diritti fondamentali il cui esercizio non sia incompatibile con lo stato di detenzione. In questo modo, dal principio di umanizzazione della pena si perviene al riconoscimento dei diritti dei detenuti in carcere, nonché alla garanzia di quei diritti, che deve esprimersi nella previsione per essi di una tutela effettiva, soprattutto di carattere giurisdizionale. E la concretizzazione dei diritti in parola si è avuta proprio ad opera della giurisprudenza costituzionale, come testimonia l'indagine condotta su alcune delle diverse forme di estrinsecazione dei diritti dei detenuti ( diritti " personali" , libertà di comunicazione, diritto alla salute e diritti dei detenuti in carcere) e sulle garanzie giurisdizionali apprestate dall'ordinamento a tutela di tali diritti. Nella parte conclusiva dello studio si evidenzia come oggi il carcere si viene sempre più configurando come uno strumento di controllo e di repressione sociale riservato ai soggetti deboli ed emarginati, il quale, peraltro, conserva tuttora un contenuto afflittivo, che va ben oltre la privazione della libertà personale. Si è pertanto proposta una strategia riformatrice incentrata su una drastica depenalizzazione dei reati e, soprattutto, su una drastica decarcerizzazione , che preveda il ricorso alla reclusione soltanto limitatamente ai reati più gravi; il che consentirebbe di superare anche i il principale ostacolo alla realizzazione di un trattamento penitenziario con effettive finalità rieducative, rappresentato proprio dal sovraffollamento delle carceri italiane. Tuttavia, il dibattito sulle istituzioni penitenziarie non può incentrarsi soltanto sulla riforma del sistema sanzionatorio, dal momento che l'obiettivo primario dovrebbe essere quello di sodisfare le istanze di legalità che investono anche la fase dell'esecuzione penitenzieria, garantendo ai detenuti la più ampia fruizione dei diritti nei limiti segnati della compatibilità con le esigenze della vita carceraria ; non dimentichi, però, del fatto che l'effettività del riconoscimento di un diritto passa per la possibilità di una sua tutela effettiva, nel rispetto di quelle garanzie, anche procedurali, che nessuno negherebbe all'uomo libero. Ed una tutela effettiva dei diritti dei detenuti si può perseguire proprio attraverso una rivisitazione della normativa penitenziaria riguardante i diritti dei detenuti, che può essere perseguita percorrendo strade diverse , prima fra tutte quella della redazione di un catalogo dei diritti che devono essere riconosciuti ai detenuti, accompagnato dalla previsione di strumenti di tutela adeguati, ed, in una prospettiva ancora più immediata, quella dell'istituzione del " Difensore civico delle persone private della libertà personale" . Del resto, l'obiettivo costituzionalmente imposto- chiaramente espresso oggi dall'art.64 delle Regole penitenzierie europee- è quello per cui la detenzione non deve aggravare le sofferenze inerenti ad essa; soltanto così facendo è possibile fornire un'effettiva tutela a quel residuo di libertà che rimane comunque in capo al soggetto in stato di detenzione , e che - secondo l'insegnamento della Corte costituzionale - è tanto più prezioso in quanto costituisce l'ultimo ambito nel quale può espandersi la sua personalità individuale.



SICI: 0391-7428(2006)3<333:LCDC>2.0.ZU;2-

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