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Autore
Donnarumma, Maria Rosaria

Titolo
Il principio di ragionevolezza nella giurisprudenza costituzionale.
Periodico
Diritto e società
Anno: 2000 - Fascicolo: 2 - Pagina iniziale: 239 - Pagina finale: 289

La ragionevolezza è un criterio i controllo delle scelte legislative , di creazione giurisprudenziale, ormai acquisito al sindacato di legittimità da parte degli organi di giustizia costituzionale, europei ed extra-europei , nonché delle stesse corti internazionali. Trattasi di un controllo estremamente delicato sia per la natura dell'atto sindacato, espressione di una funzione, quella legislativa ,essenzialmente politica , cioè libera nel fine secondo la tesi tradizionale , sia per il rischio di sconfinamento in valutazioni di merito , ovviamente precluse al sindacato di legittimità. La Corte costituzionale italiana, dopo una prima fase di chiusura ad un tale tipo di controllo, nel timore d'invadere la sfera riservata alla discrezionalità del parlamento, ha rapidamente cambiato indirizzo, conferendo al sindacato un respiro sempre più ampio , tanto da eguagliare o finanche superare indirizzi giurisprudenziali di corti straniere ben più antichi e consolidati. Inoltre essa, pur formalmente negando la ipotizzabilità di un vizio di eccesso di potere legislativo in ossequio alla tesi tradizionale sulla " libertà" della funzione legislativa , ha individuato , nel rivendicare la propria competenza ad accettare il rispetto da parte del legislatore dei fini indicati dal costituente , una tipologia di figure sintomatiche sostanzialmente non dissimile da quelle ricondotte all'eccesso di potere amministrativo ( sent. n.14/ 1964). Dall'esame della vastissima e complessa casistica giurisprudenziale risulta che la Corte non si limita ad assumere la " ragionevolezza" in quanto canone interpretativo del principio di eguaglianza di cui all'art.3 della costituzione ( sindacabilità delle irragionevoli discriminazioni o, viceversa , delle irragionevoli assimilazioni nel trattamento normativo operate dal legislatore ), ma assume il parametro in una vasta gamma di significati , quali la coerenza sistematica, l'adeguatezza al caso da disciplinare ,la proporzionalità ed il corretto bilanciamento tra valori, la razionalità l'equità. Non solo, ma in molteplici decisioni, autonomamente o recependo la prospettiva del giudice remittente, la Corte distingue tra il parametro della ragionevolezza e quello dell'eguaglianza in senso stretto, nonché si richiama testualmente ad un principio costituzionale di ragionevolezza. Alla luce di una tale casistica sembra avere fondamento la tesi che vede nella " ragionevolezza" non solo un criterio interpretativo di clausole costituzionali , in primis dell'art.3 , ma un principio costituzionale fungente da parametro autonomo di valutazione della validità di leggi. Stante la estrema fluidità del parametro , è però imprescindibile , per evitare il rischio che alle opzioni operate dal legislatore si sovrappongano o sostituiscano arbitrariamente le valutazioni del giudice delle leggi, che la Corte costituzionale motivi analiticamente le proprie decisioni , nonché elabori precisi test di giudizio , cioè criteri guida definiti a priori , onde rendere i giudizi prevedibili e trasparenti pur nella necessaria adeguazione al caso concreto.



SICI: 0391-7428(2000)2<239:IPDRNG>2.0.ZU;2-Z

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