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Autore
Morosini, Stefano

Titolo
La pratica alpinistica universitaria in Italia tra età liberale e fascismo. Dalla nascita della Sezione universitaria del Club alpino italiano (1905) al «totalitario inquadramento» dei Gruppi universitari fascisti (1932)
Periodico
Annali di storia delle università italiane
Anno: 2024 - Volume: 33 - Fascicolo: 1 - Pagina iniziale: 29 - Pagina finale: 54

Il Club alpino italiano (Torino, 1863) costituisce un caso emblematico nello sviluppo dell’identità nazionale italiana. In questo contesto l’alpinismo veniva promosso sin dagli esordi alle giovani generazioni come un’attività pedagogica, simbolo dell’ethos borghese e strumento per consolidare l’identità nazionale. L’organizzazione delle attività del Cai specificatamente rivolte agli studenti universitari si sviluppò con la fondazione della Sezione universitaria del Cai (Sucai), avvenuta nel 1905 a Monza. Durante la Prima guerra mondiale, il Cai sostenne attivamente il conflitto. Nel periodo fascista, il Cai si schierò con il regime, subendo nel 1927 l’assorbimento nel Comitato olimpico nazionale italiano. Ben presto il Cai subì la perdita dell’elettività delle cariche sociali, il trasferimento della sede a Roma e l’apposizione del fascio littorio allo stemma sociale. La pratica dell’alpinismo fu sempre più accostata alla formazione militare e politica delle giovani generazioni e ciò portò dapprima allo scioglimento della Sucai (1930) e quindi (1932) all’inserimento nel Cai dei Gruppi universitari fascisti. L’irreggimentazione del Cai culminò nel 1939 con l’esclusione dei soci di origine ebraica. Nel secondo dopoguerra, il Cai si depoliticizzò, ma vi furono critiche per la gestione della transizione, con ex-sostenitori del regime che mantennero posizioni di potere.



SICI: 1127-8250(2024)33:1<29:LPAUII>2.0.ZU;2-9
Testo completo: https://www.rivisteweb.it/download/article/10.17396/113680
Testo completo alternativo: https://www.rivisteweb.it/doi/10.17396/113680

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